
Conversazioni sulla Chimica: Il libro di Jane Marcet che ispirò Michael Faraday
Mirella Orsi
Emily, ha circa 13 anni e secondo la sua insegnante è pronta, “ad acquisire una conoscenza generale delle leggi da cui è governato il mondo naturale”. Caroline è di qualche anno più giovane, fa spesso domande difficili che però hanno anche il valori di redendere più interessanti le lezioni di Mrs. Bryant. Quello che potrebbe sembrare il racconto di un’insegnate dei nostri giorni, in realtà, è la trama di uno dei libri di maggiore successo nella storia della divulgazione scientifica: Conversazioni sulla Chimica di Jane Haldimand Marcet.
Science Writer, divulgatrice ed educatrice,Jane Haldimand Marcet, con i suoi scritti ha formato, ispirato e reso la scienza un posto più accogliente e inclusivo. In Conversazioni sulla Chimica (Conversations on Chemistry), pubblicato per la prima volta nel 1806, la Marcet, grazie ad un attento studio delle teorie dell’epoca e ai sui contatti con la comunità scientifica, racconta la chimica in modo accurato, completo ma comunque informale. Questo è il primo di una serie di “Conversazioni” scritte dalla Marcet e diventa subito un punto di riferimento per le donne che amano la scienza non solo perché le protagoniste sono tutte donne ma, anche perché, nella prefazione, la scrittrice elenca i motivi per cui le donne sono adatte alla scienza affermando anche che l’opinione pubblica sostiene il suo punto di vista.
Scelto come testo di riferimento per insegnare la chimica negli istituti femminili degli Stati Uniti, tra i suoi lettori più affezionati, c’è, un giovane rilegatore di libri londinese che ispirato dai racconti della Marcet deciderà di diventare uno scienziato. Quel giovane è Michael Faraday.
Faraday ringrazierà la scienziata per averlo “indirizzato così bene al sapere scientifico” raccontando, la sua “profonda venerazione per la signora Marcet” in quanto, “capace di trasmettere le verità e i principi di quegli sconfinati campi di conoscenza che riguardano le cose naturali a una mente giovane, non istruita e curiosa.”